Nuovo Ospedale di Ivrea. Dove sono gli ambientalisti? E i commercianti?

Dopo quarantanni e passa di promesse, forse l'anno 2022 sarà ricordato come quello iniziale della realizzazione progettuale del nuovo Ospedale di Ivrea in sostituzione di quello storico situato tra il castello delle Rossi Torri e il cuore cittadino di via Arduino.
Speriamo che il 2022 non sia la "fine" di una speranza da raccontare tristemente ai posteri. Perché la storia della sanità eporediese è nativamente collegata intorno al suo storico ospedale, sviluppatosi, dopo il tramonto dell'Olivetti, come la prima grande azienda di Ivrea.
Ma oggi, non vogliono raccontarvi il nostro passato-futuro. Vogliamo solo, si fa per dire, unire due elementi dove si intrecciano l'economia e l'ambiente.
Sul lato economico, almeno sul piano locale, sarebbe necessario l'impegno ed il sostegno dei commercianti. Perché se l'ospedale va via, temiamo che anche parte dell'indotto economico non ci sarà più inizialmente per alcune categorie e poi a catena per molti settori.
Sul versante dell'ambiente, che merita un discorso allargato, bisogna cercare di dare un primo grande spunto con al centro dell'attenzione il consumo del suolo.
E sì, per costruire il nuovo ospedale di Ivrea qualcuno, forse diversi, son pronti a barattare, magari per pochi spiccioli, ben circa 180 mila metri quadrati di suolo agricolo. E erigere con in mezzo una autostrada, edifici e nuove strade.
Ecco il punto, gli ambientalisti (che poi siamo tutti noi, l'umanità nel senso più ampio del termine) dove sono? Eppure il consumo del suolo è stato al centro dell'attenzione del mondo ambientalista e non solo. Di fatto le amministrazioni pubbliche hanno recepito l'argomento vietando l'insediamento di nuove aree e promuovendo il recupero delle zone urbanizzate e/o industriali. Ma dalle nostre parti sembra che non sia mai arrivata questa sensibilità.
In Ivrea e Canavese, negli anni, il consumo del suolo è stato al centro di diverse battaglie politico-sociali, talvolta con snervanti dibattiti e prese di posizioni piuttosto radicali senza possibilità di trovare anche un necessario compromesso.
Certamente bisogna essere realisti e considerare i vantaggi concreti per il cittadino. E non siamo noi a voler esasperare un confronto stile calcistico dove gli ultras pretendono ogni sorta di ragione. Ma qui, gli ultras a quanto pare ci sono. Sindaci in testa a guidare il consumo del suolo del terreno altrui, fuori dai propri confini.
Ecco, quindi tutti pronti alla "conquista" di una pluralità di piccoli proprietari di terreni agricoli della zona Ribes. Ecco, il perché, la costruzione del nuovo ospedale di Ivrea è anche un fatto ambientale.
Quindi un invito, adesso prima che sia troppo tardi, rivolto agli ambientalisti di far sentire la loro voce su questo argomento. Dove i tecnici del settore dicano se ancora oggi il consumo di suolo è un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale primaria. Perché a noi sembra inverosimile immaginare che la Regione Piemonte possa minimamente prendere in considerazione tale danno all'ambiente con tutti i rischi annessi compreso quello idrogeologico.
In alternativa, l'area ex Montefibre, dove anche qui qualche scelta in passato non è stata proprio il massimo della progettualità, è già oggi area urbanizzata con terreni liberi adeguati alla costruzione del nuovo Ospedale di Ivrea. Completamente collegata sia dalla parte del flusso proveniente dall'alto Canavese per intenderci che quello della bassa valle d'Aosta, inoltre è collegata anche a livello ciclopedonale, con i treni, gli autobus e la pista di elisoccorso già operativa. Dove anche il comune di Ivrea si è reso disponibile al potenziamento delle infrastrutture. Si dovesse decidere per l'area ex Montefibre andremmo nella giusta direzione, quella del rispetto per l'ambiente favorendo una mobilità più sana e sostenibile. L'alternativa è consumo del suolo/rischio idrogeologico, mobilità di soli veicoli per il raggiungimento del nosocomio visto l'impossibilità di raggiungerlo a piedi, in bicicletta e in treno. Non possiamo immaginare una scelta contro corrente, dove il mondo va verso l'ecosostenibilità ed alcuni Comuni vorrebbero andare nella direzione opposta. Non vogliamo crederci ed è proprio per questo che chiediamo l'intervento degli ambientalisti e dei tecnici del settore.
In attesa di qualche risposta, meditate ma non troppo!